Premio Biella 2022: i finalisti - Roger Abravanel con “Aristocrazia 2.0” Solferino Libri
«Come restituire fiducia? Intanto bisogna rivolgersi ai giovani che non fanno parte di quelle classi privilegiate che non hanno interesse a cambiare alcunché. Tra loro bisogna puntare su quelli che nei prossimi anni dovranno effettuare scelte importanti per la propria istruzione o per il lavoro e che hanno un potenziale di ambizione per sfruttare eventuali opportunità. Sono le “nuove generazioni del merito”. Hanno però bisogno di modelli alternativi che dimostrino loro che anche in Italia si può avere successo con i valori della meritocrazia, necessari per impegnarsi a costruire un futuro migliore. Questi modelli alternativi in Italia esistono e li chiamiamo in modo provocatorio “aristocratici 2.0”»
Aristocrazia 1.0 e aristocrazia 2.0
Roger Abravanel contrappone nel suo saggio Aristocrazia 2.0. Una nuova élite per salvare l'Italia una aristocrazia di vecchio corso alla nuova aristocrazia 2.0 di cui auspica la nascita. Abravanel parte dalla critica alla vecchia classe dirigente privilegiata italiana, una sorta di aristocrazia 1.0, come la chiama, imperniata sul “capitalismo familista” in cui i legami famigliari e amicali, contano più dello studio e della ricerca dell’eccellenza. La nuova élite della meritocrazia italiana non dovrà essere esclusiva, egoista e distante dai destini della nazione, bensì il più possibile responsabile e aperta, persino di massa. Un’avanguardia di «capaci e meritevoli», come dice la Costituzione, che traini la crescita dell’intero paese. Esistono alcuni esempi virtuosi anche in Italia tra questi aristocratici 2.0, esempi di eccellenza, impegno e intelligenza messi a servizio non solo del profitto ma di reti sociali e di crescita culturale. Abravanel cita a più riprese la caparbia genialità di Del Vecchio, fondatore di Luxottica, ormai però «francese»; la visione scientifica di Umberto e Carlo Rosa con Diasorin; il private equity sociale di Luciano Balbo.
Cos'è l'economia della conoscenza?
Economia della conoscenza è un'espressione coniata da Peter Drucker con la quale si intende l'utilizzo delle informazioni per generare valore, con particolare attenzione a natura, creazione, diffusione, trasformazione, trasferimento, e utilizzo della conoscenza in ogni sua forma. Da un punto di vista aziendale la conoscenza è una risorsa intangibile ma preziosa che consente a chi la possiede di trarre un vantaggio competitivo. L'economia della conoscenza evidenzia i legami tra i processi di apprendimento, l'innovazione e la competitività e le competenze distintive. È intorno al concetto di economia della conoscenza che ruota la riflessione di Abravanel sulla nuova aristocrazia del merito che porterà l'Italia fuori dalla crisi economia. Cardine di questa rivoluzione dovrà essere l'università italiana, troppo spesso nemica della meritocrazia.
Una critica dell'università italiana: l'intervista di Tiziano Toracca
L'università italiana, sostiene l'autore, è refrattaria alle valutazioni, orientata più alla didattica che alla ricerca, perché in grandissima parte i docenti universitari si rifiutano di competere sulla meritocrazia. Non vogliono essere valutati sulla qualità dei loro insegnamenti. Il problema è che «senza università high tech di eccellenza non nascono imprenditori high tech miliardari, quelli che fondano colossi aziendali che, a loro volta, creano high value jobs».
Proprio sull'università italiana si è concentrato Tiziano Toracca, membro della Giuria di Premio Biella Letteratura e Industria, nell'intervista ad Abravanel durante la cerimonia di proclamazione dei finalisti. La potete rivedere integralmente qui:
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Tre passi fondamentali per salvare l'Italia
E allora come creare questa nuova élite di aristocratici 2.0?
Un milione di giovani tra i 20 e i 25 anni andranno spronati allo studio e alla competizione aperta. Alla fine del libro, Abravanel fornisce tre proposte per salvare l’economia del paese, realizzando l’aristocrazia 2.0. Sono tre idee chiave per risolvere i nostri problemi sociali ed economici e riequilibrare quella che l’autore chiama la “mappa del potere” oggi in Italia:
- La nascita di un nuovo tipo di capitalismo, che consideri fondamentale le capacità e l’intelligenza. Che possa rapportarsi alle società più evolute, che possa trovare il coraggio di operare cambiamenti strutturali.
- La ristrutturazione del percorso universitario che porti gli studenti, con sistemi meritocratici, all’altezza delle opportunità e delle sfide dell’economia della conoscenza.
- Il riequilibrio dei poteri all’interno dello stato per avere una giustizia nell’interesse di tutti e non solo di chi amministra. Restituire, inoltre, un più ampio potere alla gerarchia giudiziaria, togliendolo ai sindacati.
Roger Abravanel, alfiere della meritocrazia
Roger Abravanel nasce in Libia da una famiglia ebraica che emigra in Italia negli anni Sessanta. Si laurea in ingegneria chimica al Politecnico di Milano, vincendo il premio di “più giovane ingegnere d’Italia”, dopodiché lavora come ricercatore all’Istituto di Fisica Tecnica del Politecnico. Dal 1972 diventa consulente presso la McKinsey&Co, leader mondiale nella consulenza. Da qui inizia una grande esperienza internazionale presso gli uffici di Parigi, Tokyo, Città del Messico e, infine, direttore dell’ufficio italiano con sede a Milano. Dopo aver lasciato l’azienda per limiti d’età, nel 2006 entra nel consiglio di amministrazione di prestigiose società italiane ed israeliane. Nel 2008 inizia l’attività di saggista e dallo stesso anno è editorialista del «Corriere della Sera». È presidente dell’Insead Council italiano e nel 2010. Nel 2008 pubblica il best seller Meritocrazia edito da Garzanti. Nel 2010, insieme al Ministro della Pu,bblica Istruzione Mariastella Gelmini, presenta il progetto denominato “Piano nazionale per la qualità e il merito”. Nel 2011 il Governo vara la “Fondazione per il merito” e la legge per aumentare il numero di donne nei CDA.
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