Ogni anno sono numerosissimi e specchio delle più diverse sensibilità e formazioni i volumi che vengono candidati dalle case editrici a Premio Biella Letteratura e Industria. Proprio per questo la Giuria del Premio si riserva la possibilità di assegnare un Premio Speciale per quel libro che si è particolarmente distino per le più disparate motivazioni. 

Guardiamo più da vicino quattro dei libri vincitori delle scorse edizioni:

  • Il capitalismo ha i secoli contati di Giorgio Ruffolo, Einaudi
  • Mammut di Antonio Pennacchi, Mondadori
  • Uomini e libri di Mario Andreosi, Bompiani
  • Poteri forti (o quasi) di Ferruccio de Bortoli, La nave di Teseo

"Il capitalismo ha i secoli contati" di Giorgio Ruffolo (Einaudi) Premio Speciale della Giuria 2010

Giorgio Ruffolo propone una lettura del mondo attraverso la storia economica nell’intreccio fra teorie ed avvenimenti, dall’epoca degli imperi mesopotamici all’attualità. Esaminati i modelli interpretativi di Braudel e Polany, Ruffolo chiarisce che “il capitalismo si definisce sullo sfondo dell’economia di mercato e, in particolare delle origini storiche del mercato”. Nei circa cinque secoli del primato italiano si susseguono quattro tempi: l’ascesa delle repubbliche marittime, il polo italiano della prima economia-mondo, la preminenza veneziana, il sopravvento genovese. Con progressione accelerata, specie dal Settecento in poi, il capitalismo cambia il mondo, attraversando (e condividendo) i più diversi regimi politici, salvo il comunismo “che ha distrutto”. Oggi, però, deve affrontare sfide più ardue dall’insostenibilità dei costi dell’avanzamento della potenza e della ricchezza del mondo, la fase ecologica, alla mondializzazione, alla finanzializzazione dell’economia. Riuscirà a sopravvivere al terzo millennio?

"Mammut" di Antonio Pennacchi (Mondadori) Premio Speciale della Giuria 2011

La classe operaia da specie in impaziente evoluzione si è devoluta in specie in logorata estinzione; «come i mammut» infierisce Antonio Pennacchi. Mammut è la storia corale di una fabbrica di nome Supercavi e storia individuale di un operaio di nome Benassa. La fabbrica, non è qui solo luogo di dolore e fatica, ma anche di gioie, amori, soddisfazioni, condivisioni. È in quella stessa fabbrica che si svolge il percorso individuale dell’operaio Benassa, condannato al fine pena mai dei turni di notte, leader maximo della protesta sindacale, e persino un intellettuale, senza volerlo e senza offesa, uno che scrive comunicati come poemi. Per i padroni, invece, un dannato e dannoso rompicoglioni da neutralizzare, quanto prima tanto meglio. Infatti. Benassa vorrà farci credere sul finale del romanzo di essersi lasciato neutralizzare, persino di avere realizzato un sogno che dice essere di tutti «Farsi mandare a casa i soldi senza andare a lavorare». Scrivendo, però. La storia sua e della sua fabbrica. E la storia (la lezione, il monito) della trascurata miniera di intelligenza e di creatività di una classe insofferente, e immeritevole, di giurassico.

"Uomini e libri" di Mario Andreose (Bompiani) Premio Speciale della Giuria 2016

Per decenni alla Bompiani Mario Andreose si occupò di «parole altrui», cacciatore di grandi firme e di nuovi talenti da arruolare nella sua squadra, per arricchire il catalogo che il crescere degli incarichi lo portava ad amministrare. In decenni di vita tra editori e scrittori protagonisti Andreose ha collezionato avventure, amicizie, incontri che andavano almeno in parte raccontati. In Uomini e libri sfilano i maestri Alberto Mondadori, Valentino Bompiani, Luciano Foa creatore dell’Adelphi, Valerio Riva. E gli autori più amati: Faulkner, Thomas Mann, Steinbeck, Highsmith, Camus, Gide, Saint-Exupéry. Ai profili di Moravia, Sciascia, Bufalino, Fallaci, Bevilacqua, alterna scorci di fiere del libro internazionali: Francoforte e Gerusalemme, Londra e New York, Torino e Parigi. Andreose non trascura librai, grafici, recensori, traduttori. Tra questi spicca il ritratto di William Weaver, soldato a Montecassino poi pendolare tra la Toscana e New York, musicologo apprezzato da Massimo Mila, traduttore di Eco e Calvino. Memorie, certo. Memorie di vita vissuta con una fortuna proporzionale alla passione. 

"Poteri forti (o quasi)" di Ferruccio de Bortoli (La nave di Teseo) Premio Speciale della Giuria 2018

Ho fatto il mestiere (o la professione) che desideravo fin da piccolo», afferma Ferruccio de Bortoli nelle prime pagine di queste “memorie di oltre quarant’anni di giornalismo”, aggiungendo subito dopo di aver «avuto più di quanto meritassi di avere». Ma qui è meglio che decida il lettore, che segue sempre con partecipazione il racconto di una vicenda ben più che privata. Un lungo percorso che dalla  redazione del «Corriere dei Ragazzi» porta alla direzione del «Corriere della Sera» e del «Sole 24 Ore», attraverso una straordinaria serie di incontri ed esperienze. Senza mai venir meno alle sue doti di discrezione e di eleganza, De Bortoli traccia un ritratto tutt’altro che convenzionale dell’imprenditoria, della finanza e della politica nostrane, restituendoci l’immagine di un Paese esuberante e complesso, che forse ancora attende una classe dirigente capace di rappresentarlo in tutta la sua contraddittoria vitalità.


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