Demofollia. La Repubblica dei paradossi (La nave di Teseo, 2019) “La democrazia italiana é lunatica come un adolescente implume, come una ballerina di flamenco. Da qui la sua cifra distintiva: gli sbalzi d’umore, l’incoerenza, le scelte capricciose. E un’onda emotiva perennemente inquieta, che sommerge la ragione. I nostri governanti – non tutti, si capisce – non conoscono il passato, non hanno abbastanza fantasia per proiettarsi nel futuro. Sicché girano in tondo, scambiandosi ruoli e competenze come durante una quadriglia, il vecchio ballo popolare. Ma a ballare sono soprattutto le istituzioni dello Stato italiano, quando succede che la legge faccia le veci della sentenza, quando il governo detta legge in luogo delle Camere, quando la magistratura colma i buchi della legislazione.
Ogni Stato è un’impalcatura che serve a imbrigliare le passioni. Se l’impalcatura crolla, le decisioni collettive diventano per lo più emotive, contraddittorie, irragionevoli nel loro bilancio complessivo. E il seme della follia s’impadronisce della cittadella pubblica, della stessa vita democratica. Forgiando una nuova forma di governo, o meglio di non governo: demofollia, chiamiamola così”.
“È tutta colpa della luna” scriveva nell’Otello William Shakespeare. “Quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti”. Dev’essere successo questo alle nostre istituzioni, dev’essere l’effetto d’un vento astrale che spinge in giù la luna. Giacché la democrazia italiana è lunatica come un adolescente implume, come una ballerina di flamenco. Da qui la sua cifra distintiva: gli sbalzi d’umore, l’incoerenza, le scelte capricciose. E un’onda emotiva perennemente inquieta che sommerge la ragione”.
Siamo una democrazia lunatica, sull'altalena degli umori: manettari dopo Tangentopoli, perdonisti con Berlusconi, giustizialisti per le malefatte della Casta. Dalla sbornia di federalismo regionale siamo passati alla rivincita dello Stato centrale e ora alle autonomie differenziate per il Coronavirus. Ogni ministro dell'Istruzione firma una riforma contro il precedente. In un decennio il ministero della cultura ha cambiato tre volte il nome e cinque volte il regolamento d'organizzazione. Nel 2018 si sono presentati progetti di legge sull'emicrania, l'igiene intima femminile, il bambù, le unghie artificiali, la raccolta differenziata delle gomme da masticare. Magistrato e costituzionalista, Michele Ainis la chiama "demofollia" e leva un inno alla democrazia che gli consente di scriverlo sui giornali e dedicarle un libro.
Alberto Sinigaglia
Michele Ainis é fra i più noti costituzionalisti italiani. Scrive su “Repubblica” e su “L’Espresso”. Dal 2016 è membro dell’Antitrust.
Fra i suoi ultimi volumi: Privilegium (2012), Le parole della Costituzione (2014), La piccola eguaglianza (2015), L’umor nero (2015). Per La nave di Teseo ha pubblicato il saggio La Costituzione e la Bellezza (con Vittorio Sgarbi, 2016) e il romanzo Risa (2018).