L’oggetto di questi racconti sono i libri. Quattro azioni molto diverse che si possono fare con i libri, azioni che talvolta escludono le altre: non è detto, infatti, che chi è animato dalla smania di possedere libri sia un accanito lettore, e non sempre i grandi lettori sono anche bibliofili. Allo stesso modo vendere libri potrebbe tranquillamente non contemplare il fatto di leggerli, così come il desiderare di averne. Infine, bruciare libri – l’azione più estrema e delittuosa – potrebbe essere non soltanto l’oltraggio di chi teme la parola scritta, di chi l’ha in sospetto e la odia quando diffonde idee che avversa, ma anche l’atto supremo di un amore tanto esclusivo e assoluto da diventare perverso, omicida o forse liberatorio. I libri di mio padre ripercorre, tra tenerezza e strazio, l’eredità di un bibliofilo. Lettore di dattiloscritti e Le età dell’oro dell’editoria italiana raccolgono le riflessioni di chi ha dedicato la vita a una specie particolare di lettura, quella rivolta a testi destinati, nella maggior parte dei casi, a non veder mai la luce, a entrare nel limbo infinito delle opere non pubblicate: perché frutto di un narcisismo sterile, di ambizioni sbagliate, o di un talento non riconosciuto? Memorie di un venditore di libri apre la finestra, quasi sempre lasciata chiusa, su coloro che i libri li vendevano, e ancora li vendono, in un’Italia diversa e lontana, ma non così diversa e non così lontana. Bruciare, infine, è forse l’approdo fatale di chi, come chiunque abbia dedicato la vita a una passione esclusiva, all’improvviso si accorge che è tutto niente?
Motivazione della giuria:
Leggere possedere vendere e bruciare non è un libro di racconti, ma è un libro in cui l’autore mescola sapientemente autobiografia, aneddoti, storia dell’editoria, racconti spassosi e riflessioni serie su come si pubblicano e su come si vendono libri. La prospettiva adottata e rivendicata è interna e soggettiva – è quella di chi ha lavorato e lavora “da sempre” nell’editoria e ne conosce e ne subisce il fascino e le leggi – ed è precisamente a questa voce autentica, di chi è insieme testimone cinico e protagonista sentimentale, che il libro deve la sua forza. Composto da sei testi di vario genere (I libri di mio padre; Lettore di dattiloscritti; Le età dell’oro dell’editoria italiana; Memorie di un venditore di libri; La gloriosa Medusa. Epilogo sui “venditori” di libri; Bruciare), quello di Franchini è però anche un libro inquieto (e ne recano traccia drammatica il capitolo iniziale e quello finale, nonché, per altre ragioni, la storia di Chelone e quella di Procolo Falanga) in cui l’autore cerca di mettere a fuoco alcune questioni che emergono grazie non solo al ragionamento, ma anche al ricordo di episodi, amicizie, incontri fortuiti e inaspettati, dialoghi memorabili, esperienze. Dal valore dell’oggetto-libro al rapporto problematico e mutevole tra canone estetico e leggi di mercato; dal ruolo dell’editor a quello del venditore di libri; dall’impagabile ricompensa che dà la scoperta di un talento alla stanchezza che coglie, alla lunga, chi è tenuto a leggere dattiloscritti altrui: sono queste (ma non solo) le questioni che galleggiano sopra la marea di eventi e riflessioni di cui si compone Leggere possedere vendere bruciare.
Tiziano Toracca