Le mutate condizioni economiche del mondo globale sono un fattore non trascurabile del rinnovato interesse per la nostra storia tessile. La riscoperta e lo studio di bellissime stampe su tessuto e di ricette di tintoria, tornate in auge sull’onda delle richieste di tinture con coloranti vegetali, hanno riportato nella giusta luce il fascino di un settore manifatturiero antico quanto l’umanità. Luigi Giavini, con le sue poetiche e ironiche pagine, ci riporta indietro negli anni e ripete l’incantesimo del suo grande Raso da 8. Una storia cotoniera infinita. Come allora, la sua magica “macchina del tempo” ci riporta ad anni in cui la quotidianità dei bustocchi era imperniata su quella sequenza di fasi di produzione del tessile che oggi chiamiamo “filiera”: filatura, tessitura, tintura, stamperia, confezione e spedizione si svolgevano tutte nella nostra terra, compreso l’allevamento casalingo dei bachi da seta. Giavini ci parla delle attività domestiche di un tempo – umili e modeste, ma svolte sempre con grande dignità – in cui gli uomini e le donne alternavano al lavoro nei campi il lavoro al telaio; descrive le “magie” dei tintori che con la natura, prima, e con la chimica, poi, trasformavano i tessuti più vari in un arcobaleno di colori; ricorda grandi realtà industriali che hanno dato fama e ricchezza a Busto portando in tutto il mondo creazioni tessili di gran pregio. Ma soprattutto riscatta dall’oblio argute espressioni dialettali, che ripropone insieme a detti e proverbi nati dalle lavorazioni tessili di un tempo. In questo viaggio a ritroso ci si sorprende spesso a sorridere, rileggendo espressioni tipiche che pensavamo di aver dimenticato o che ricordavamo pur non conoscendone l’origine. Ma c’è un aspetto che più di altri va posto in evidenza. Riguarda la prospettiva peculiare di Giavini, differente da quella di quasi tutti gli scrittori del tessile che fu. È la speranza. Altri scrivono di com’era e di come non sarà più. Giavini scrive di com’era e di come potrà ancora essere. Oggi ci sono il rimpianto, la crisi, il disconoscimento delle capacità, le logiche di globalizzazione con regole difformi, le guerre di qualità e di prezzi. Ma leggendo queste pagine non può sfuggire un messaggio forte e chiaro di fiducia: un giorno cambierà. Nitida è la speranza nelle nuove generazioni, nelle capacità dei tecnici di domani più attrezzati e forse bravi più di quelli del passato. Non c’è mai rassegnazione: sempre c’è fiducia.
"Una lacrima, un’inezia, un soffio, che spesso dice l’ultima parola della tonalità di un tessuto di cotone, seta, lana. Luigi Giavini, operatore del settore, ne racconta la storia in dodici capitoletti, ricchi di note e di bibliografia, di riproduzioni di campioni e documenti. Al centro la figura del “mastro tintore”, poliedrico esperto dal passato immemorabile, dagli antichi impasti fino alle tecniche odierne.Nomi fantasiosi come il turchino del re, l’indaco dell’Asia, il nero di Rouen, scorrono nelle pagine di questo libro singolare, offrendo spunti d’ogni genere all’ immaginazione del lettore, suscitando pure remoti ricordi di infanzia e di famiglia.Nel capitolo centrale, dell’incontro tra il cliente e il produttore, ecco il culmine emotivo che scorre delicate situazioni, affrontate con scelte difficili ma con parole precise, come (tra le tante) il “qui ci vuole un bagliore di giallo, oppure ‘un po’, un velo, di rosso’, che svelano le vibrazioni dell’animo di Giavini, ammaliato dalla “sublime, da estasi, da commozione del ‘ Daghi ‘na lacrima da blö. Una lacrima di blu! ‘ ”.La narrazione si svolge tutta in ambiente lombardo, nell’arco di problemi e di tempi affrontati dappertutto nelle produzioni tessili. La figura-chiave del mastro tintore ne offre la testimonianza. I biellesi, ad esempio, ricorrevano ai mastri tintori di Ivrea, e spesso erano a caccia dei preziosi artigiani. Ad esempio a Biella una via è dedicata a Fabio Danese (1577) maestro tintore di origine mantovana, che introdusse nel Biellese anche la fabbricazione delle sargie cremonesi e mantovane."
Marco Neiretti
Luigi Giavini di antica famiglia tessile, laureato in chimica industriale, è da sempre impegnato nello studio della storia tessile cotoniera. Raso da 8, Trama e ordito di una città, La Fiaba del cotone, Il colore dell'Aurora, fanno parte di un ciclo che si conclude con Una lacrima di blu. Vanno ricordate anche le numerose pubblicazioni inerenti tradizioni e dialetti, tra cui il Dizionario della Lingua bustocca in tre volumi e L'origine di Busto Arsizio dai Liguri ai Longobardi. Di recente pubblicazione Ravie, lo stupore dal presepe alla croce.