Ci sono uomini abituati a esprimersi solo attraverso il denaro. Uomini che non vanno liquidati con facili parole: lo sa bene Romolo Bugaro, che - oltre a essere uno scrittore ipnotizzato dal mondo - è un avvocato che conosce da vicino, per lavoro, le traiettorie di ascese e fallimenti. Ritrarli con verità, nel bene e nel male di cui sono capaci, è la scommessa di questo suo romanzo. Perché la verità non indebolisce il giudizio etico, anzi lo rafforza proprio nella misura in cui lo complica. Quando uomini come questi si mettono in testa di concludere un grande affare - ad esempio di costruire una città di lusso nella provincia veneta, facendola spuntare come un fungo dall'oggi al domani - niente può fermarli. O forse sí. Forse può accadere che il semplice «no» di una banca produca un effetto domino senza fine, travolgendo le esistenze di tutti. Grandi costruttori, piccoli imprenditori, camionisti, casalinghe, bambini ignari di ogni cosa. Perché quando la valanga comincia a rotolare non c'è salvezza per nessuno. Ma non tutto è come sembra, in una storia di uomini ossessionati dal lavoro, dal denaro e dal potere al punto da apprezzare l'abilità di chi è riuscito a fregarli. E forse l'espressione tecnica «segnalazione a sofferenza» può diventare per molti una metafora perfetta.
«Fermarsi voleva dire perdere tutto». La chiave del quinto romanzo di Romolo Bugaro è in quelle cinque parole. Un faccendiere ha fatto dimenticare d’avere alle spalle un licenziamento e anche un po’ di galera per corruzione di un funzionario pubblico. È invecchiato, svigorito, ma ha risalito l’abisso. Favorito da quell’aria stazzonata che lo fa sembrare non pericoloso, si è procurato con metodo una carta che può cambiargli la vita e vuol giocarsela bene. Ha scoperto che è ancora inchiodata per qualche motivo una vecchissima concessione su un’area di duecentomila metri cubi a Savignano: «uno dei tanti paesi nell’area del radicchio e della meccanica di precisione cresciuto all’inizio degli anni Sessanta sull’onda del boom economico».
Accanto a quel borgo tra Vicenza e Treviso, niente mura antiche né piazze storiche, settemila abitanti in un aggregato di villette e condomini, è possibile costruire «centinaia di unità abitative, negozi, strade, strutture direzionali»: una città di lusso, un affare gigantesco, lavoro per grandi costruttori, piccole aziende, camionisti, novanta operai. L’uomo dalla «Volvo color castagna» propone l’affare a un imprenditore con il quale «aveva montato e smontato decine di operazioni». Non amici né complici: «tutti e due risucchiati dall’abitudine e dall’attitudine di muovere le cose, tutti e due abituati ad accelerare infinitamente l’andatura in vista di un traguardo difficile da localizzare».
L’obiettivo di livello nazionale esaspera l’accelerazione. Si comprano i terreni, si ottiene l’urbanizzazione, si allestisce il gigantesco cantiere a colpi di euro, di accordi, di trattative, di contratti e di banche. Ma proprio l’improvviso «no» di un funzionario a un prestito piomba come un fulmine sull’impresa, paralizza gru e betoniere, scatena l’«effetto domino» che travolge vite, famiglie, bambini.
Dall’osservatorio di avvocato padovano con la sperimentata vena di scrittore, Bugaro porta il lettore nei climi del Nord-Est, tra banche, circoli, parrocchie e tribunali, a osservare in pubblico e in privato personaggi ossessionati da lavoro, denaro, potere, pronti a tradire e ammirati di chi è riuscito a tradirli, che scappano dalle rovine imprenditoriali, dai fallimenti famigliari e affettivi, dalle loro disperazioni in brevi e più disperati amori, nell’alcol e nel sesso. Le sofferenze bancarie si intrecciano con le sofferenze umane, un angolo dell’Italia creativa diventa specchio di un’epoca, di una società, dei suoi sogni e delle sue follie.
Alberto Sinigaglia
Romolo Bugaro (1962, Padova) ha pubblicato La buona e brava gente della nazione (Baldini e Castoldi 1998, finalista al Premio Campiello), a cui sono seguiti, per Rizzoli, i romanzi Il venditore di libri usati di fantascienza (2000), Dalla parte del fuoco (2003) e Il labirinto delle passioni perdute (2006, finalista al premio Campiello). Per Einaudi ha pubblicato Effetto domino (2015).