Terni. Stabilimento della Acciai Speciali. Un incidente ai forni, con involontari protagonisti il caposquadra e un addetto alle movimentazioni. Sotto accusa Sergio Asciutti, operaio di linea, fratello dell’amministratore delegato, e Giulio, manovratore della gru. Il primo rimane al suo posto in sala controllo, mentre il secondo, dopo essere stato retrocesso a un compito marginale, medita vendetta, cercando di truffare l’azienda per compensare il torto subìto.
Nondimeno la dirigenza si appresta a cedere il controllo dello stabilimento e ognuno, nella squadra di lavoro capitanata da Sergio, reagisce secondo indole e necessità familiari, nella fosca prospettiva di restare senza lavoro. Il disimpegno della proprietà tedesca, a vantaggio di una società russa apparsa all’orizzonte senza dare grandi garanzie economiche, è il preludio a polemiche, scioperi e scontri. La compattezza dei sindacati, per altro, si sfilaccia, compromessa dal coinvolgimento del padre dei fratelli Asciutti, finito nel mezzo degli scontri tra operai e poliziotti durante una manifestazione. Il rapporto tra i due fratelli, già minato dalla diversa posizione all’interno della struttura aziendale, si spezza.
Eugenio Raspi scrive con Inox una delle opere più significative della nostra «letteratura industriale», quella che va da Memoriale di Paolo Volponi a La fabbrica del panico di Stefano Valenti. Con voce duttile e originalissima, Raspi sta dentro i fatti con rigore e semplicità, restituendo emozioni e senso del reale, testimone vigoroso dei tempi nostri.
Le acciaierie di Terni, in Umbria, erano state già narrate da Luigi Pirandello negli anni Trenta, ma con un tono che enfatizzava il lavoro industriale e l'epica del progresso. Ora invece questa chiave di lettura è capovolta dallo sguardo di Eugenio Raspi, che di quegli stessi impianti ci restituisce invece gli aspetti più problematici e conflittuali, più figli di un'epoca - la nostra - in cui il lavoro in fabbrica ha definitivamente perduto la dimensione positiva che aveva un tempo, diventando invece il luogo di tensioni individuali e non, in un processo di degenerazione che non risente più delle posizioni ideologiche, ma è solo il terreno di scontro tra precarietà, interessi personali, pulsioni irrisolte, interessi di parte. Con uno stile asciutto e una prosa concreta, Inox racconta uno spaccato della condizione operaia in un'Italia globalizzata e precaria, lontana anni luce dalle certezze che solo cinquant'anni fa l'avevano resa tra le nazioni più industrializzate al mondo.
Giuseppe Lupo
Eugenio Raspi (Narni, 1967) ha lavorato per oltre vent’anni, e fino al licenziamento, all’interno della Acciai Speciali di Terni, azienda del gruppo ThyssenKrupp.
Con questo suo primo romanzo è stato finalista al premio Calvino 2016.